
Evento “presentazione del libro IL DELITTO DI GIARRE con l’autore Francesco Lepore“
La comunità cittadina è come una grande famiglia nella quale ognuno deve sentirsi libero di esprimere se stesso e le proprie opinioni.
Molto partecipata ed emozionante si è svolta il 7 maggio 2022 la presentazione del libro “Il Delitto di Giarre” edito da Rizzoli, alla presenza dell’autore Francesco Lepore e di una attenta e partecipativa comunità Chiaramontana e non solo.
Siamo da tempo impegnati nella promozione di eventi culturali a Chiaramonte Gulfi, con lo scopo di fornire alla comunità occasioni di dialogo e di confronto su temi ritenuti importanti quali quelli dell’inclusione sociale e della lotta a ogni forma di discriminazione.
La presentazione del libro di Francesco Lepore si colloca all’interno della piattaforma “Educare Alle Differenze”, un progetto ad ampio respiro da noi ideato e che funge da contenitore per tutti gli eventi che prevedono momenti di confronto sui temi sopra citati.
Insieme all’autore, con la presenza di Elvira Adamo in rappresentanza del Ragusa Pride e davanti a una platea attenta e appassionata, è stato analizzato e raccontato l’efferato evento del “Delitto di Giarre” che ha visto come vittime i due innamorati Toni Galatola e Giorgio Agatino Giammona.
L’incontro è stato moderato da Gianfranco Scavuzzo dell’associazione PassoPasso, attivista per i diritti LGBTI+ e delle persone con disabilità.
A distanza di oltre 40 anni, resta vivo, nella collettività LGBTI+ nazionale, il ricordo di Giorgio e Toni: la loro morte venne quasi a segnare, in senso unitario, la nascita di quanto inizialmente veniva indicato come movimento di liberazione omosessuale.
Anche perché l’opinione pubblica fu non solo scossa dal fatto di sangue ma portata a riconoscere l’esistenza dell’effettiva discriminazione verso le persone omosessuali.

Quasi abbracciati e mano nella mano, uccisi entrambi da un colpo di pistola alla testa.
Furono trovati così, il 31 ottobre 1980, sotto un enorme pino marittimo nella Vigna del Principe a Giarre, i corpi del venticinquenne Giorgio Agatino Giammona e del quindicenne Antonio Galatola, detto Toni.
I due erano scomparsi quattordici giorni prima.
Subito, nella cittadina del catanese, si inizia a vociferare di doppio suicidio, o di omicidio-suicidio.
Per tutti, in paese, le vittime erano i ziti – «i fidanzati» – e Giorgio veniva ormai da tempo additato quale puppu cu bullu: un «frocio patentato», insomma, accusato di aver traviato un giovane innocente. A rendere inaccettabile quella relazione è, in realtà, solo l’orientamento sessuale dei due: a quella stessa società sembra assolutamente normale che una sorella di Toni sia andata via di casa a dodici anni, e a quindici sia già madre.
Intanto, mentre i parenti delle vittime si affannano a negarne l’omosessualità, le indagini si infrangono contro un muro di silenzio e i punti da chiarire restano tanti.
Com’è possibile che i cadaveri siano stati rinvenuti in una zona battuta, a poche centinaia di metri dalla caserma dei carabinieri? E come conciliare la posizione dei corpi e la traiettoria dei proiettili con l’ipotesi di suicidio-omicidio?
Infatti, di lì a pochi giorni, il tredicenne Francesco Messina – nipote di Toni – confessa: i due l’hanno supplicato di ucciderli, e sono arrivati persino a minacciarlo di morte se non li avesse aiutati.
Poi, però, il ragazzino ritratta, sostenendo di aver confessato dietro pressione delle forze dell’ordine.
Quello che è certo è che Giorgio e Toni sono morti del pregiudizio di una intera comunità nei loro riguardi.
La vicenda scosse fortemente l’opinione pubblica, che fu portata per la prima volta a riconoscere l’esistenza dell’effettiva discriminazione verso le persone omosessuali. Come diretta conseguenza nacque il Fuori! di Catania.
E, il 9 dicembre 1980, a poco più di un mese dal ritrovamento dei corpi dei due ragazzi fu costituito a Palermo su organizzazione didon Marco Bisceglia il primo nucleo di Arcigay, la più importante associazione LGBT+ italiana.
Attraverso l’attenta ricostruzione del delitto (alla luce degli articoli coevi, di testimonianze provenienti dall’ambiente familiare degli ziti, da quello civico giarrese e da quello degli attivisti/e) Francesco Lepore racconta quattro decenni di battaglie e rivendicazioni del movimento LGBT+ italiano.